Le Case Calcara erano già realizzate nel 1586, rispetto all’impianto della salina che risale al 1504, quando Alessio de Alfonso, – nipote di Antonio costruttore della salina e figlio di Francesco -, fece edificare la chiesa o cappella di S. Alessio, per celebrarvi la S. Messa nei giorni di Domenica e solennizzare il giorno memoriale del Santo, il 17 Luglio. L’esistenza della cappella viene confermata nel 1605, dallo storico Orlandini, nel 1759 dal letterato V. M. Amico e nel 1810 da padre Benigno da Santa Caterina. Le Case sono dichiarate nel 1593 da Biancofiore Riccio, moglie di Alessio di Alfonso, e col matrimonio della figlia Olimpia con Cesare Ferro passano dal 1622 al 1838 nel patrimonio della casata Ferro. In quel periodo sono in proprietà di Giovanni di Ferro, Cav. Berardo XXV di Ferro, Giuseppe Maria di Ferro, Giuseppa di Ferro e Donna Maria Fardella vedova Sicomo, ultima erede della famiglia Ferro. Il letterato V. M. Amico, (1759), nel suo Lexicon Topographicum siculum, definisce la Calcara:
“CALCARA Insula parva contra Drepanum. Turrem habet, & in S. Alexii memoriam ediculam”.
Con atto del 2 Maggio 1838 sono acquistate dall’imprenditore Giovanni Maria D’Alì; famiglia che le detiene fino al 1998. In quel periodo sono proprietari Giovanni Ficarotta, D’Alì Maria Giovanni, D’Alì Antonio, D’Alì Giuseppe e D’Alì Irene. Si è appreso, dagli abitanti di Nubia, che al 1953 Sottocuratolo con abitazione fu il Sig. Gucciardo Salvatore ed ultimo Custode con abitazione fu tale Noto Gioacchino da Nubia. Dal 19 Febbraio 1998 le Case Calcara sono in proprietà del Medico trapanese Pollina Emiliana.
Per info e prenotazioni visite guidate: [ Tel. Rossana: 320 7961240 | Mail: salinacalcara@gmail.com ] [ Sito: www.salinacalcarapaceo.eu ]
Il 17 Novembre 1504Ferdinando il Cattolico, con privilegio emesso nella città reale di Medina del Campo, concesse al Vice Almirante di Trapani Antonio Alfonso o de Alfonso, famiglia portoghese, il diritto di impiantare una salina. In virtù della lettera esecutoria datata in Palermo 10 Agosto 1505 VIII^ indizione venne data la concessione di scegliere un luogo o diversi luoghi vuoti in cui poteva essere fabbricata la salina e con lettera esecutoria del 12 Luglio 1506 IX^ indizione prese il possesso del luogo della Calcara:
“ fuit…inductus in possessionem dicti loci vocati Insula Calcara ubi fuit fabricata dictam salinam….cum usu dictae insule et maris accessu comunitate domorum intra salina seu intra insula….ac cum omnibus litoribus et variis edificijs “.
La Salina è dichiarata nel 1593 dai coniugi Alessio di Alfonso e Biancofiore Riccio e col matrimonio della figlia Olimpia con Cesare Ferro passa dal 1622 al 1838 nel patrimonio della casata Ferro. In quel periodo sono proprietari Giovanni Ferro, Cav. Berardo XXV di Ferro, Giuseppe Maria di Ferro, Giuseppa di Ferro e Donna Maria Fardella vedova Sicomo, ultima erede della famiglia Ferro. Curatoli sono stati in quel periodo Leonardo o Berardo La Iannetta, Rosario Mangiapane e Antonino Mangiapane. Con atto del 2 Maggio 1838è acquistata dall’imprenditore Giovanni Maria D’Alì; famiglia che la detiene fino al 1998. In quel periodo sono proprietari Giovanni Ficarotta, D’Ali’ Maria Giovanni, D’Alì Antonio, D’Alì Giuseppe e D’Alì Irene. Si è appreso, dagli abitanti di Nubia, che al 1953 ultimo Curatolo fu il Sig. Conticello Carmelo e Sottocuratolo il Sig. Gucciardo Salvatore.
Dal 19 Febbraio 1998 è in proprietà del Medico trapanese Pollina Emiliana.
La Salina dell’Isola della Calcara o Isola di Sant’Alessio è estesa, nell’intero, Ettari 40, Are 76, Centiare 39 e Miliare 60, composta, fin dal suo originario impianto, da una Salina piccola, detta Stella, di Ettari 10, con 10 vasche salanti ciascuna di mq. 900 circa, e da una Salinagrande, di Ettari 21 circa, con 23 vasche salanti, rispetto alle 25 originarie, ciascuna di mq. 1.600 circa. La salina piccola è stata ristrutturata nel periodo 2002/2003 e la salina grande nel periodo 2008/2010, dopo 50 anni di non attività.
Curatolo è il Sig. Renda Salvatore.
Stemma proprietario
Stemma proprietario
Stemma proprietario
Stemmi proprietari storici
Per info e prenotazioni visite guidate: [ Tel. Rossana: 320 7961240 | Mail: salinacalcara@gmail.com ] [ Sito: www.salinacalcarapaceo.eu ]
Il dialetto siciliano trapanese in uso da secoli nelle Saline di Trapani da parte degli addetti alla sali-coltura, si avvale di diverse parole tipiche nella salicoltura tradizionale.
ACQUA CRURA Acqua marina il cui tasso di salinità non supera gli otto-dieci gradi Baumé.
ACQUA FATTA Acqua con una salinità di diciotto-venti gradi Baumé.
ACQUALORU Aiutante degli uomini di “venna”, incaricato di distribuire l’acqua da bere ai salinari.
ACQUA MATRI Liquido residuo del raccolto del sale; servirà da lievito per le successive coltivazioni e viene conservato nel “vaso cultivu”. Il tasso di salinità è di ventotto-trenta gradi Baumé.
ALA Asse esterno della pala del mulino a stella.
AMMA DI ‘NTINNA Montante centrale della pala del mulino a stella.
AMUNZIDDARI Predisporre il sale dentro le caselle salanti in piccoli mucchi alti non più di un metro.
ANCIDDRA Anguilla, specie ittica presente nelle “fridde”.
ANNALORU Salinaro che presta servizio nella salina tutto l’anno: la figura più importante è quella del “curàtulu”.
ARATEDDRA Orata, pesce pregiato allevato nelle peschiere.
ARBULARI U MULINU Preparare il mulino per la successiva campagna salifera.
ARIUNI Piazzale adiacente le caselle salanti, dove si deposita il sale in cumuli “munziddruni”.
ASSUMMARI A SALINA Azione di prosciugamento delle acque accumulatesi negli invasi nei mesi invernali.
ASSUMMARI U VASU Operazione di prosciugamento degli invasi adibiti a peschiera, per pescarne il pesce.
ASSUMMATURI D’ACQUA Operaio addetto ad azionare la spira a funzionamento manuale per far defluire le acque dai bacini salanti.
BADDARONZULARU Giovane addetto a togliere i residui di fango dai cumuli di sale.
BARRUNI Asse di legno che permette la manovra della saracinesca.
BUTTUNI Pioli o chiodi infissi nel muro della torre del mulino a stella, come punti di ancoraggio delle corde.
CAMMARA DA SPIRA Luogo dove viene collocata la spira.
CANALI D’ACQUA CRURA Canale interno dalla salina che congiunge il “vasu cultivu” con le “cauri”.
CANALI D’ACQUA FATTA Canale che congiunge le “cauri” e le caselle salanti.
CANALI DI MEZZU Canale principale della salina.
CANTUNI Concio di tufo di Favignana o di Marsala (cm. 70x25x25).
CAPUPARTITARA Responsabile delle operazioni di ammasso del sale in cumuli dentro le caselle salanti.
CAPUVENNA Capo della squadra d’operai addetti al trasporto del sale dalle caselle salanti allo “ariuni” attiguo.
CARRICATURI Operaio addetto al trasporto del sale a spalla. Le ceste oggi sono sostituite da carriole.
CATTEDDRA Cesta di lamierino zincato utilizzata per il trasporto del sale.
CASA DI SALINA Fabbricato interno all’impianto salinifero. Era adibito all’abitazione dei curatulu e come ricovero dei salinari in genere, comprendeva un magazzino e un mulino-frantoio.
CASEDDRA Casella dove avviene la cristallizzazione del cloruro di sodio.
CASTEDDRU L’insieme degli elementi costituenti la parte superiore del mulino americano.
CAURA Vasca salante del quarto ordine della salina. Le sue acque raggiungono una salinità di sedici-venti gradi Baumé e sono pronte per essere immesse nelle caselle dove avverrà la cristallizzazione del cloruro di sodio.
CIARAMIRA Tegola di terracotta utilizzata per ricoprire i cumuli di sale in deposito sull'”ariuni”.
CICCU Cerchio in ferro usato per consolidare i listelli che formano la spira d’Archimede.
CILINDRU Grossa trave in legno presente con la stessa funzione sia nel mulino a stella che in quello americano.
CUBBULINU Cupola in legno costituente la parte superiore del mulino a stella. Poggia su una struttura girevole che permette di orientare il mulino seguendo la direzione del vento: ad esso è collegato l’asse con le pale del mulino.
CUNICCHIUNI Pignone in legno interno alla torre del mulino a stella. Trasmette il movimento della corona dentata superiore all’asse verticale “rittu”.
CUNOCCHIA Pignone in legno che collega l’asse verticale con la corona di base.
CURATULU Uomo di fiducia del proprietario con poteri direttivi nella gestione della salina.
CUSCINEDDRU Cuscinetto imbottito usato dagli uomini della “venna”, veniva poggiato sulla spalla sinistra del salinaro che poi vi sistemava la cesta di sale.
CUTTUNINA Tela ruvida di cotone molto resistente. Viene distesa sulle pale del mulino a stella per consentirne il funzionamento.
DDUVA Listello in legno di polentino usato per costruire l’involucro esterno della spira.
DICINA Indica dieci salme di sale trasportato fuori dalle caselle depositato sullo “ariuni”, oppure i multipli di dieci.
EFFICI Erpice costituito da un asse di legno, con chiodi sporgenti da un lato. Viene usato per rimuovere la superficie frantumata del sale.
FANGU VIVU Fango in cui cresce la flora marina indispensabile per l’alimentazione dei pesci.
FILIARI Si dice dell’acqua che comincia ad acquistare un tasso di salinità alto, divenendo oleosa al tatto.
FORARU Involucro esterno della vite di Archimede realizzato in legno di polentino.
FRIDDA Bacino limitrofo al mare, di cui ha la stessa salinità (3,5 – 4,5 gradi Baumé) e temperatura.
GIRU SUPRANU Anello in legno di rovere girevole su cui veniva montata la cupola del mulino a stella.
GIRU SUTTANU Anello in legno di rovere, infisso sulla muratura del mulino a stella. Su di esso veniva innestato il giru supranu.
ITTARI A FACCIU Si dice dell’operazione di immissione delle “acque fatte” dai “cauri” nelle caselle.
ITTARI ‘N FUNNU A SALINA Operazione di caricamento di tutte le vasche della salina.
LEVITU Si dice dell’acqua madre quando funge da lievito per la maturazione delle altre acque.
LINGUATA Sogliola, specie ittica presente nelle peschiere.
MAMMACAURA Fanghiglia mista a solfati di calcio e di magnesio residua della campagna salifera. Viene utilizzata per compattare il fondo delle caselle salanti o gli argini ad apertura della nuova campagna.
MANGIARACINA Salpa, specie ittica presente nelle “fridde”.
MANIARI U SALI Operazione consistente nella osservazione del graduale aumento della salinità nell’acqua dei vasi. Il salinaro si basava esclusivamente sulla esperienza accumulata di generazione in generazione.
MAZZA A TUMMINU Indennità che il curatolo percepiva sul sale raccolto.
METTIRI A CASEDDRA ‘N CURRIA Consisteva nelle canalizzazioni praticate dentro le vasche di cristallizzazione al fine di far defluire le acque residue.
MEZZAIURNATA Giovane operaio addetto al trasporto del sale, retribuito al cinquanta per cento degli adulti.
MOLA Elemento in pietra del mulino-frantoio utilizzato per la molitura del sale.
MPAIARI U MULINU Stendere le vele sulle pale del mulino a stella.
MUDDRARI A SALINA Si dice della salina che è pronta per la raccolta del sale.
MUCIARA Barcone navigante al rimorchio.
MULETTU Cefalo, pesce che viene coltivato nelle peschiere.
MULINARU Operaio addetto alla manutenzione e al funzionamento del mulino a stella.
MULINU AMERICANU Mulino a vento con ventiquattro palette metalliche lunghe un metro e venti centimetri; si orienta automaticamente.
MULINU A STIDDRA Mulino a vento munito di pale della lunghezza di quattro metri circa. Viene orientato manualmente.
MUNZEDDRU Cumulo di sale alto circa un metro predisposto dai salinari all’interno delle caselle salanti.
MUNZIDDRUNI Grosso cumulo di sale depositato sull'”ariuni”, poteva contenere fino ad ottocento salme di sale.
MUSCALORU Parte della pala del mulino a stella sulla quale veniva steso un telo bianco.
MUSSU DI ‘NTINNA Punta della pala del mulino a stella.
MUZZARO Nono, pesce presente nelle “fridde”.
‘NCUCCIARE Operazione consistente nello allargare le vele sulle pale del mulino a stella.
NESCIRI U SALI Si dice del complesso delle operazioni per la raccolta del sale e del successivo trasporto sull'”ariuni”.
NEVULI Cumuli di sale.
‘NTINNA Pala del mulino a stella di forma trapezoidale, realizzata in legno di castagno.
NUNNATA Avannotti, piccoli pesci presi lungo il litorale per popolare le peschiere.
OMINI D’AIUTU Operai avventizi, addetti ai lavori pesanti e di bassa specializzazione.
OMINI ‘DDA VENNA Salinari componenti la squadra addetta al trasporto del sale.
PAGHIETTINI Orditure longitudinali delle pale del mulino a vento.
PALA DU SUTTACURATULU Pala n ferro utilizzata sia dal curatolo che dal sottocuratolo per piccoli lavori.
PALA PI’ CARRICARI Pala in ferro utilizzata per riversare il sale nelle ceste.
PALU PI RUMPIRI Palo di ferro fissato orizzontalmente ad un robusto manico di legno. Viene utilizzato per frantumare la crosta del sale prima della raccolta.
PALUNEDDRU Pala in legno munita di un lungo manico usata sia durante la pulitura delle vasche che per ammucchiare il sale.
PARTITATRU Salinaro addetto ad ammucchiare il sale dentro le caselle salanti.
PISASALI Aerometro di Baumé, usato per misurare la densità dei liquidi.
PISCITEDDRU DI MAMMACAURA Mucchi di fanghiglia misti a sale disposti nelle “cauri” in modo che richiamano la sagoma del pesce.
PITINIA Residuo del sale rimasto nelle caselle a raccolta avvenuta.
PITINIARU Salinaro addetto alla raccolta dei “pitinii”.
PUTTARI U MULINU A VENTU Orientare le pale del mulino a stella nella giusta direzione del vento.
PUTTEDDRA Chiusa in legno presente nella serie dei “vasi” o sulla imboccatura della “traversa”, che separa le saline dal mare aperto.
QUARTARA Brocca di terracotta utilizzata per distribuire ai salinari acqua da bere.
RABBIU Schiuma salmastra che si forma nei bordi delle vasche salanti, quando l’acqua è già matura.
RARICCIULA Attrezzo utilizzato per impedire la fuoriuscita del pesce durante l’immissione dell’acqua.
RASTEDDRU DI LIGNU Rastrello con manico in legno usato per la pulitura delle caselle di cristallizzazione.
RITTU Asse verticale del mulino a stella.
RIZZAGGHIU Attrezzo per la pesca.
ROTA Corona dentata in legno, costituente un elemento del mulino a stella.
RUFFIANA Vasca posta dopo il “vasu cultivu”, con salinità intorno ai sedici gradi Baumé.
RUFFIANEDDRA Vasca successiva alla ruffiana, presente soltanto nelle saline molto estese.
RUZZULU Cilindro in pietra imperniato in un asse di ferro. Veniva utilizzata per compattare la base delle caselle salanti.
SARMA Salma. Unità di misura del sale, corrispondente a 650 kg in fase di raccolta e 500 kg circa all’atto della vendita.
SCALUNA Orditura trasversale delle pale del mulino a stella. Vi sale il “mulinaru” per sistemare le vele sulle pale.
SCANNEDDRU Elemento della “tagghia”, utilizzato per computare la quantità di sale prodotto.
SCHIFAZZU Barcone di dieci-dodici tonnellate di stazza, con stiva coperta da un ponte, albero per la vela latina e fiocco. Viene impiegato nel trasporto del sale dalle saline al porto di Trapani.
SCIABBICUNE Rete a strascico con maglia molto fitta, usata per la pesca degli avannotti.
SIGNATURI Uomo di fiducia del proprietario, addetto a contabilizzare la quantità di sale prodotto.
SINTINA Vasca che chiude la serie delle “cauri” facente parte del quarto ordine delle vasche. Qui l’acqua raggiunge la densità ottimale per la cristallizzazione, il suo grado di salinità è di circa ventidue-ventiquattro gradi Baumé.
SPALATURI Operaio addetto a riempire le ceste di sale.
SPIATURA Canalizzazione all’interno della casella avente la funzione di convogliare verso l’uscita il liquido residuo dei cumuli di sale.
SPINA Spigola, specie ittica pregiata allevata nelle peschiere.
SPIRA Vite d’Archimede o coclea, interamente realizzata in legno. Azionata dai mulini a vento, esercita azione di pompaggio dell’acqua.
SPIRICEDDRA Vite d’Archimede più piccola della “spira”, viene azionata a mano da un salinaro.
SPURARI I SPIATURA Operazione consistente nel liberare i canali principali dal sale condensato che ostacola lo scorrere dell’acqua.
STACIUNERI Operai assunti per il periodo della raccolta del sale.
STASU Asse in legno al quale sono legate una serie di funi, aventi la funzione di reggere le pale del mulino a stella.
STIMPIRARI Operazione consistente nello aggiungere acque del “vasu cultivu” alle caselle salanti.
STRALLI Funi in canapa che collegano le pale con l’asse della cupola del mulino a stella.
SUTTACURATULU Primo collaboratore del “curàtulu”.
TAGGHIA Regolo di legno a forma di parallelepipedo, utilizzato dal “signaturi” per contabilizzare le salme di sale trasportato dagli uomini della “venna”.
TAVULARU Aiutante degli “omini ‘dda venna”, addetto a sistemare grossi assi in legno fra le “caseddri” e l'”ariuni”, per agevolare sia il trasporto che lo scarico delle ceste di sale.
TAVULUNI Asse di legno.
TIRARI A PIAIA Operazione di ripulitura delle caselle salanti.
TRAVERSA Recinzione esterna della salina, costituita da conci di tufo di Favignana.
TRIPPIDUI Apprendisti salinari quattordicenni, che in gruppi di tre ricevono il salario di due adulti.
TURRI DU MULINU Struttura in muratura in cui viene allocato il mulino.
VASU Vasca di acqua calda, adiacente alla “fridda”. Qui l’acqua ha una salinità di circa otto gradi Baumé. Vi si pratica la piscicoltura.
VASU CULTIVU Invaso successivo al “vasu”, vi si conservano le acque della precedente raccolta. Le sue acque hanno una salinità di dieci-undici gradi Baumé.
VENNA Squadra di circa venti operai impiegata per la raccolta e il trasferimento del sale sullo “ariuni”.
VRAZZU Argine in conci di tufo, delimitante una vasca dall’altra.
VUCCA Imboccature dei canali necessarie a garantire l’afflusso dell’acqua e il suo rinnovamento.
Per info e prenotazioni visite guidate: [ Tel. Rossana: 320 7961240 | Mail: salinacalcara@gmail.com ] [ Sito: www.salinacalcarapaceco.eu ]
L’area del Museo di Salicoltura riscopre le antiche attrezzature per la raccolta artigianale del sale marino integrale presso le Saline di Trapani, ovvero la Salicoltura tradizionale, così come si svolgeva nei secoli passati fino a inizio ‘900. Proprio per questo motivo la Salina Calcara di Trapani e Paceco, oltre ad essere una riserva naturale protetta come Oasi WWF, è anche un parco tematico di valenza storica.
Nell’organismo della salina sono basilari alcuni attrezzi che permettono al salinaro di compiere il lavoro in modo migliore. Alcuni di questi attrezzi sono in parte semplici e di forma rudimentale, ed altri complessi. Oggi molti di quegli attrezzi di lavoro utilizzati un tempo dai vecchi salinari sono in disuso e alcuni accuratamente conservati presso il Museo di Salicoltura della Salina Calcara ed esposti anche presso il Museo del Sale di Nubia.
Oltre agli attrezzi già descritti, nelle Saline ne vengono usati altri più complessi, tanto da essere delle vere e proprie macchine.
Uno di questi è la “Spira” (o vite di Archimede) avente forma cilindrica, in legno, realizzata dallo incastro successivo di piccole tavolette “dduva”, consolidate poi da cerchi di ferro “cicca”; il tutto chiamato “foraru” poi incatramato per meglio resistere all’azione corrosiva dell’acqua salsa. Nella parte interna trova posto una vite elicoidale, anch’essa in legno. La spira viene collocata in una camera “cammara da spira” realizzata in conci di tufo e collegata agli altri elementi che ne permettono il funzionamento. Essa è utilizzata per aspirare l’acqua dai bacini di raccolta al punto di massimo livello della salina e viene azionata da mulini o motori a scoppio. Oggi viene utilizzata in piscicoltura per effettuare il ricambio d’acqua nei bacini di allevamento.
Fino ad alcuni anni fa le spire venivano azionate da Mulini a vento. Questi mulini, detti mulini a stella “mulini a stiddra”, per la forma delle pale, si compongono principalmente di due parti: una parte esterna che è costituita da una struttura in muratura “turri du mulinu”, realizzata in tufo, di forma cilindrica, su cui si innesta la cupola“cubbulinu”; l’ossatura è realizzata in legno di castagno e foderata nella parte esterna da lamiera zincata e una parte interna costituita da vari ingranaggi.
La parte meccanica è composta da una struttura girevole che permette il funzionamento del mulino ed il suo bloccaggio. L’operazione di orientamento del mulino “puttari u mulinu a ventu” nella direzione voluta dal mulinaro, si basa su un dispositivo di frenaggio che si trova all’interno del mulino e su dei robusti pali di ancoraggio “buttuna di legno” infissi all’esterno della torre. La struttura della velatura ha una superficie portante di mq. 15 circa e compie una ventina di giri al minuto.
Le grosse pale in legno “‘ntinni” sono innestate su una trave “cilindru” anch’essa in legno, che fuoriesce dalla cupola. Le pale, in numero di sei, sono di forma trapezoidale; su di esse il mulinaro stende un telo bianco“cuttunina” che, investito dal vento, fa ruotare le pale. La velatura si può ridurre a seconda dell’intensità del vento.
Negli anni ’50 al mulino olandese subentrò il Mulino americano. Sul vecchio mulino a stella, mancante della cupola, si innalza un tubo in ghisa attorno al quale vengono costruiti i meccanismi per il funzionamento ed il bloccaggio del mulino, “casteddru”. Le pale, in numero di 24, sono in lamiera zincata. Una ruota dentata nella quale viene innestato il pignone della spira si trova alla base del mulino.
La pala con cui si raccoglieva il sale dalle vasche è stato sostituito da un mezzo simile all’aratro, un nastro trasportatore viene oggi utilizzato al posto delle ceste di canna (“cartedde”) di 25 o 30 Kg. caricate un tempo sulle spalle degli uomini o in gobba ai muli, le pale dei mulini da pompe a gasolio o elettriche, mentre il fondo delle vasche è rullato da macchine schiaccia sassi al posto del rullo di legno o di pietra tirato a mano. Tutti questi attrezzi antichi di salicoltura trapanese sono immortalati nella nostra galleria di foto documentali.
Per info e prenotazioni escursioni guidate: [ Tel. Rossana: 320 7961240 | Mail: salinacalcara@gmail.com ] [ Incrocio Via verdi/Via Calcara – Fr. Nubia – Paceco, Salina Calcara ]
Salina Calcara - salinacalcara@gmail.com
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